Elezioni federali del 18 ottobre 2015

Partecipazione all’ultima puntata di “La mia Svizzera” su
RSI La1 dell’11.10.2015

Intervista “a tu per tu” via web su
Ticinonews.ch del 30.9.2015

Intervista fra il serio della politica e il faceto del coniglio nano dei miei figli su
Opinione liberale del 25.9.2015

Partecipazione alla trasmissione radiofonica Albachiara su
RSI Rete 1 del 17.9.2015

Partecipazione al dibattito televisivo di “Piazza del Corriere” su
Teleticino dell’8.9.2015

Conferenza stampa del Distretto PLR di Bellinzona
La Regione Ticino, 25.8.2015
Corriere del Ticino, 25.8.2015
Giornale del Popolo, 25.8.2015
Opinione Liberale, 29.8.2015

Presentazione dei candidati PLRT per le Elezioni federali
Il Quotidiano 30.6.2015

L’avventura incomincia…
Discorso di presentazione al Comitato cantonale PLRT del 30.6.2015

Come la penso

Il mercato del lavoro svizzero va sostenuto con adeguate misure interne che impediscano il dumping salariale e promuovano il lavoro indigeno nell’ambito del margine di manovra lasciato dai trattati internazionali. Il partenariato (dialogo) sociale va maggiormente promosso dallo Stato, lasciando poi però alle parti sociali (padronato, sindacati, datori di lavoro e lavoratori) di trovare i migliori accordi (in particolare tramite contratti collettivi di lavoro) per raggiungere quegli obiettivi.

La nostra economia nazionale necessita anche di lavoratori stranieri, i quali devono tuttavia avere delle condizioni, ad esempio di prelievo fiscale, paragonabili a quelle dei lavoratori indigeni, affinché non vi sia un incentivo alla sostituzione del personale locale con quello straniero, nefasta per il radicamento delle imprese e per il tasso di occupazione interno.

Il modello vincente svizzero della formazione professionale duale e quello della permeabilità fra mondo professionale e mondo accademico vanno incentivati. Assieme a un buon sistema di borse di studio essi sono tra i pilastri che permettono delle pari possibilità di partenza, alla base della responsabilità individuale.

La formazione di base che non porti necessariamente a studi accademici, ma a un diploma professionale, deve essere incentivata maggiormente. Da un lato, per valorizzare ogni tipo di formazione e, dall’altro, per promuovere l’occupazione indigena in tutte le attività lavorative, a beneficio del tasso di occupazione interno e del radicamento delle aziende presenti sul territorio.

Nell’ambito della ricerca – in questo caso accademica e post-accademica – la Svizzera deve continuare a collaborare (e godere della collaborazione) con altri Stati, favorendo gli scambi (che siano però reciproci) di ricercatori e studiosi, a cui fa capo anche il nostro sistema economico, con molte aziende di punta presenti nel nostro Paese.

Postulo una politica dei trasporti intermodale, che favorisca gli interscambi e la pari dignità tra i diversi mezzi di trasporto e tragga, rispettivamente metta a disposizione le risorse finanziarie necessarie per averli tutti il più possibile all’avanguardia. Questo vale sia per la rete stradale nazionale, sia per quella ferroviaria che per gli altri sistemi di trasporto pubblico e privato, i quali devono concorrere per creare le migliori condizioni quadro possibili, fra cui vi è la libertà di movimento, determinanti per il successo di un sistema economico.

In questo senso, sono ad esempio necessari sia il nuovo tunnel di risanamento del San Gottardo, sia il completamento di Alptransit con la circonvallazione della regione del Bellinzonese, di quella del Gambarogno e a sud di Lugano. Ciò, non solo per garantire la capacità sufficiente per l’auspicato sviluppo del traffico ferroviario regionale, ma anche per togliere il più possibile dai nostri abitati i convogli merci, non di rado carichi di sostanze pericolose, per i quali la legislazione federale in materia, i controlli e le misure di pronto intervento devono garantire agli abitanti il minor grado di rischio possibile.

L’unica via per garantire crescita e benessere duraturi è quella di avere delle finanze in equilibrio. La politica dell’indebitamento, oltre che pesare sulle future generazioni, non porta da nessuna parte, come lo dimostrano i recenti casi di nazioni ben più grandi della nostra. Così come le nostre economie famigliari, anche lo Stato deve compiere il passo secondo la gamba, non rinunciando alla progettualità (che anzi è propulsore di progresso e benessere economico), ma creando le premesse affinché gli investimenti e la gestione corrente siano sostenibili. Con costi sotto controllo e finanze sane si può poi pensare di intervenire sulla pressione fiscale, la quale deve rimanere entro termini ragionevoli e non penalizzanti per chi in Svizzera vive, lavora o produce.

Lo Stato deve garantire la necessaria sicurezza dei propri cittadini. Per farlo necessita di mezzi adeguati, commisurati ai rischi potenziali, di cui il nostro Paese non è e non sarà mai immune. La Svizzera ha saputo trovare un giusto equilibrio tra sicurezza e libertà individuale, senza eccessi come invece vi sono in altre nazioni. Lo Stato deve però mettere a disposizione delle forze dell’ordine, del sistema giudiziario e dell’Esercito, quale nostra necessaria polizza assicurativa per casi estremi (come le catastrofi naturali, il terrorismo e altre minacce maggiori), le risorse sufficienti per agire in modo preventivo e, quando necessario, repressivo, a garanzia della sicurezza interna, dello Stato di diritto e della neutralità del nostro Paese.

La Svizzera ha una tradizione umanitaria e di apertura che va salvaguardata. Non è richiudendosi su noi stessi che si migliora il benessere e si gettano le basi per creare prosperità economica e sociale. I rapporti con l’estero, e in particolare con l’Unione Europea, vanno però regolati in modo che sia garantita anche di fatto la reciprocità e salvaguardati i nostri interessi nazionali. Nonostante lo stallo creato dalla votazione del 9 febbraio 2014, che deve essere applicata mediante l’elaborazione di una legge di applicazione come voluta dalla maggioranza della popolazione, la via bilaterale deve essere salvaguardata e, laddove necessario, corretta con misure fiancheggiatrici interne che riconoscano le peculiarità di un Cantone di frontiera come il Ticino. Oltre ai rapporti con l’UE (nostro principale partner per importazioni ed esportazioni), vanno sviluppate le relazioni, in particolare commerciali, con altri Paesi come le grandi economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa (BRICS).

Le persone perseguitate devono essere sostenute e poter beneficiare della nostra ospitalità. Il diritto all’asilo deve però essere chiaro e permettere decisioni più rapide, distinguendo tra chi fugge dal proprio Paese perché perseguitato, da chi emigra per ragioni economiche. L’immigrazione non è però un problema che può essere risolto dalla sola Svizzera. Anche in questo caso vanno trovate regole e strategie condivise a livello almeno europeo per poter gestire equamente i flussi migratori.

 

Da liberale radicale credo nel valore della responsabilità individuale e sono contrario all’assistenzialismo statale. In un Paese che si vuole civile l’aiuto sociale è tuttavia necessario e va adeguatamente previsto, in modo da essere mirato a favore di chi ne ha davvero bisogno. Gli aiuti ad innaffiatoio sono costosi e dannosi, creando un circolo vizioso che non incentiva ad uscire da una situazione di difficoltà. Una politica sociale moderna deve basarsi sul principio dell’intervento dello Stato solo se necessario (sussidiarietà) e avere modalità operative chiare, snelle e controllabili, con adeguate sanzioni in caso di abuso.

La famiglia è il perno della nostra società. Lo Stato deve perciò creare le condizioni quadro per aiutare le famiglie. Ad esempio vanno rafforzate le soluzioni per permettere di conciliare la cura dei figli e l’attività professionale. Occorre migliorare gli strumenti già oggi presenti ed agire in particolare attraverso la leva fiscale. Accanto alla famiglia tradizionale, la cui codificazione va mantenuta, vi sono altri tipi di famiglia e di relazioni. Uno Stato liberale non deve discriminare i propri cittadini in base alle proprie scelte personali, così come mantenere uno sguardo neutro sui temi etici, garantendo le libertà individuali di tutti i cittadini e intervenendo unicamente laddove la salvaguardia dei diritti fondamentali lo rende necessario.